Nulla di paragonabile alle emozioni che può offrire ai cultori dell’arte l’entroterra di Nice o di Antibes, sia chiaro, ma i luoghi che costellano i percorsi che queste pagine intendono tratteggiare non sono certamente avari di suggestioni, tra passato e presente.
Se il nostro punto di ideale è grosso modo il territorio a sud est di Milano che si identifica con la Lomellina, un discorso sui protagonisti delle arti figurative non può prescindere da luoghi come il Castello di Sartirana Lomellina e quello di Valle Lomellina. Soprattutto negli anni Settanta e Ottanta del Novecento i due manieri furono
a lungo importanti punti di aggregazione artistica. Passarono da qui, tra gli altri, il pittore inglese Graham Sutherland e il suo mentore critico, Douglas Cooper, Giorgio Soavi, Renato Guttuso, il pittore della terra lombarda, Ennio Morlotti, Francesco Arcangeli, il critico Luigi Carluccio e tanti altri.
Anche la storia del Castello di Sartirana riveste un fascino particolare per l’arte moderna in Lomellina. Per qualche tempo fu frequentato, come casa delle vacanze, da Fausto Melotti. Poi, negli anni Ottanta diventa un centro di scultura contemporanea, una sorta di laboratorio di idee e progetti di mostra. Oggi è sede di una importante istituzione, la Fondazione Sartirana Arte cui fanno capo importanti collezioni dedicate in particolare al mondo della moda italiana con creazioni uniche delle
più grandi firme che hanno fatto grande il Made in Italy. Collezioni da cui hanno avuto origine eventi di rilievo assoluto ospitati in molte capitali di tutto il mondo.
Detto della Lomellina, passiamo al vicino Monferrato ed all’intero alessandrino, Appennino compreso.
Qui non possiamo che partire dalla citazione di Quargnento, paese di origine del grande Carlo Carrà (1881- 1966),grande protagonista del Futurismo, docente all’Accademia di Brera fino al 1951. Da qui, uno sguardo verso l’astigiano ci porta al ricordo di Massimo Quaglino, torinese originario di Refrancore, e poi di Eugenio
Guglielminetti, grande scenografo e grande protagonista della televisione tra anni settanta e novanta, oltre che pittore cui è dedicata una Fondazione ed una esposizione permanente a Palazzo Alfieri nel cuore della sua Asti. Tornando all’alessandrino che guarda alla Liguria il pensiero corre inevitabilmente a Giuseppe Pelizza da Volpedo, il pittore del Quarto Stato. Dalle prime propaggini appenniniche facciamo un salto ideale alle Langhe. Il luogo che immediatamente salta alla mente è quello di Bossolasco, dove la collina è già montagna. La memoria offre molti legami con la storia del gruppo dei “Sei di Torino” (Gigi Chessa, Francesco Menzio, Carlo Levi, Nicola Galante, Jessie Boswell, Enrico Paulucci). A Bossolasco soggiornarono e lavorarono a lungo sia Menzio che Chessa ed anche Paulucci,
lasciando traccia del loro passaggio in langa in diverse opere.
Guardando ad Alba il pensiero va ad un farmacista pittore protagonista di un movimento artistico noto come “Internazionale situazionista”: Pinot Gallizio, nato nel 1902 e morto ad Alba nel 1964. Dell’Internazionale situazionista Pinot Gallizio fu uno dei fondatori, nell’estate del 1957 a Cosio di Arroscia, piccolo borgo sulle alture alle spalle di Imperia. Con lui c’erano Piero Simondo, Elena Verrone, Michèle Bernstein ,Guy Debord, Asger Jorn e Walter Olmo.
Da queste parti, estremo Ponente ligure, lo spirito dei luoghi deve essere decisamente più incline alle suggestioni artistiche. Ed è proprio qui, alle spalle della chiassosa e mondana Sanremo, che incontriamo il mitico borgo degli artisti sopravvissuto ad un terremoto che lo aveva semidistrutto nel 1887 e addirittura a circa un secolo e mezzo di inerzie e burocrazia. È Bussana Vecchia, il villaggio degli artisti, come viene genericamente definito ormai da più di mezzo secolo.
Quella che Michail Gorbaciov definì la Macondo italiana nasce negli anni Sessanta per iniziativa di un pittore ed un ceramista, Vanni Giuffrè e Mario Giani che lanciarono l’idea di creare una “Comunità internazionale degli artisti”, una sorta di villaggio aperto a chiunque cercasse un luogo per ritrovare se stesso e la propria ispirazione. Il ricambio è continuo, il contesto non è mutato granchè, stesse strade sconnesse, stesso senso di precarietà creativa. Il sogno abita sempre lì, anche se l’utopia un po’, forse, si è sbiadita. Lasciati alle spalle sulle alture tra Taggia e Sanremo, i sogni della beat generation, basta un balzo ed eccoci a Bordighera, amata da Claude Monet. Il confine ormai è ad un passo, “oltre”, a chi ama l’arte, tutto parla di grandi. Difficile scegliere tra i mille suggerimenti possibili.
È questione di gusti. Ma da un luogo non si può prescindere in un vagabondare alla ricerca di atmosfere che ispirarono molti grandi del Novecento: Saint Paul de Vence con i suoi vicoli, la sue gallerie, la Fondation Maeght e le sue collezioni.
E poi Biot, Vallauris, Picasso, Leger, Chagall...