<<...l'oro è di casa e la natura ne parla incessantemente, ad ogni passo: qui le lunghe e doloranti teorie di schiavi romani hanno rimosso, in secoli di duro lavoro, quegli enormi ciottoli rosastri che si notano ammucchiati sui due greti del fiume Gorzente, l'antico Amporium dei latini. Qui, in epoca più tarda, sono arrivati i Saraceni, attratti dallo stesso miraggio: e poi i monaci, pii ed industriosi, del monastero si San Salvatore di Pavia, autorizzati nel 712 a lavare l'oro dalle sabbie miracolose con una donazione di Liutprando, riconfermata nel 1.121 da Callisto II, papa: seguiti, all'estinguersi dell'ordine, da alessandrini e genovesi, e persino da quel milanese e maresciallo Botta Adorno che si fece una celebrità nel 1714 per aver dichiarato, scatenando le ire e le sassate di "Balilla", che non avrebbe lasciato ai genovesi altro che ... gli occhi per piangere. Sempre sulle piste dell'oro, "risalendo coi secoli", ecco arrivare ditte inglesi e francesi, spagnole ed americane, dedite tutte a traforare i monti con centinaia di gallerie: l'Ottocento è l'epoca del vero "golden rush", della corsa all'oro piemontese>> così Franco Bandini ne "L'Oro nei Monti di Ovada" <
Quando si trova un filone, i minatori accendono grandi fuochi di gioia, e la ditta imprenditrice paga tre giornate di salario in più. Ad ogni istante sembra di aver messo le mani sul "vero" filone che farà del Piemonte la seconda edizione della California e del Klondike. Le speranze cadono ad una ad una, con l'inizio del secolo a venire: le ditte falliscono in rapida successione e se ne vanno di furia, abbandonando i costosi impianti trascinati con grandi sforzi sino lassù. Nessuno si preoccupa delle vecchie gallerie abbandonate, nelle quali i massicci tronchi imputridiscono lentamente. Ogni tanto si sente un cupo rombo, e la terra freme leggermente: un braccio, una galleria intera sono franati, distruggendo il lavoro di talpe degli uomini>>
L'oro del Gorzente, dell’Orba e dei ruscelli che vi confluiscono, proviene geologicamente dai vari filoni dei Laghi Lavagnina, e sui fianchi di questo torrente sono ancora individuabili diversi ammassi di ciottoli risultanti da antichi lavori di sfruttamento di epoche ormai lontane. Ancora oggi alcuni cercano nei rii locali quest'oro che solitamente si presenta in forma di pagliuzze e piccoli granuli, molti cercatori locali "non più giovanissimi" conservano, con giusto orgoglio, fiale o bottigliette contenenti il frutto delle loro attività. I Marchesi Del Bosco, intorno al 1200 detenevano ogni diritto sulla locale cerca dell'oro ed i cercatori dovevano quindi pagar loro un'imposta.
Una nuova Corsa all'Oro? Tempo fa è stato scoperto un altro giacimento d’oro nel Monte Rosa, un giacimento di 20 km quadrati, che, a detta degli esperti è grande quanto uno dei famosi giacimenti d’oro in Sudafrica; come mai non viene sfruttato? Una questione di costi: l’estrazione diventa economicamente conveniente solo dal momento in cui la concentrazione è superiore 0,5 grammi per tonnellata.
La Cerca ormai é diventato un hobby, uno sport con le sue gare, che quando va bene può portare i suoi frutti! È un’attività che richiede passione, costanza, e soprattutto tanta fortuna, elemento indispensabile ad ogni buon cercatore d’oro che si rispetti. Ma i turisti ne sono affascinati, soprattutto i più piccoli che fanno tra loro a gara per chi trova più pagliuzze e poi, se la stagione lo permette, è sempre una scusa per un tuffo nel fiume.
Sistema Monferrato organizza per piccoli gruppi passeggiate, tour e ovviamente la Cerca dell'Oro!