C'è anche un fil rouge all’inconfondibile profumo di lavanda che da assai tenue si fa sempre più intenso fino ad unire idealmente i territori che andiamo scoprendo e conoscendo in profondità.
Per chi ha una certa età, almeno nell’Italia di Nord Ovest, la lavanda era un concetto legato fin dagli anni Cinquanta ad una boccetta di profumo con un’etichetta raffigurante una contadinella con gonna rossa, corpetto nero e grembiule azzurro. Sulle spalle aveva una gerla da cui spuntavano fiori di lavanda di un colore intenso tendente al violaceo. Era l’essenza estratta dalla lavanda del Colle di Nava, in Liguria.
C’era poi fissa un’altra rappresentazione nell’immaginario collettivo: la rappresentazione da cartolina di una Provenza da sogno racchiusa in un meraviglioso campo di lavanda da cui spuntava in fondo una pieve risalente ai primi decenni dopo il Mille.
Oggi che la voglia di ritorno alla terra ed alle coltivazioni di antica origine con metodi naturali anche in zone impervie e non adatte all’agricoltura intensiva si fa sempre
più strada, non è raro imbattersi in Monferrato e nelle Langhe in coltivazioni, sia pure non molto estese, di erbe officinali e anche di lavanda.
Cosi capita sempre più spesso di imbattersi in macchie dalle inconfondibili tonalità violacee. Veri e propri campi di lavanda, non solo bordure che impreziosiscono giardini e cortili di campagna.
Accade ad esempio in Provincia di Asti nella zona di Settime, sulla direttrice che porta a Chivasso, a poca istanza da un famoso campo da golf. Sempre a Nord della città di Asti , ma verso il Casalese, capita di imbattersi in vaste coltivazioni di erbe officinali in territorio di Calliano, esattamente in frazione San Desiderio lungo i dolci declivi un tempo coltivati solo a grano che oggi sempre più spesso offrono varietà di colori un tempo poco presenti in questa zona: macchie di un giallo accecante da vasti campi di girasoli che guardano ai vicini filari del superlativo anfiteatro naturale coltivato a vigneto che si possa ammirare in Piemonte attorno a ciò che resta dell’antico Castello del Poggio appartenuto ai Vescovi di Acqui Terme.
Dal Basso Monferrato a Nord di Asti con un balzo a sud verso Nizza Monferrato andiamo a scoprire altre piccole esperienze di coltivazione di lavanda accanto ad una vasta gamma di erbe officinali, nella zona di Cortiglione, terra antica di grandi Barbera.
Ma, seguendo sempre il filo conduttore rappresentato dal profumo di lavanda, merita fare un balzo in Alta Langa dove scopriamo le esperienze più significative e
rilevanti in tema. Bisogna salire a Sale San Giovanni per scoprire un mondo. È un piccolo paese con meno di duecento abitanti che è riuscito a reinventarsi grazie alla coltivazione della lavanda e delle erbe aromatiche tanto da diventare in pochi anni una vera e propria eccellenza nel campo erboristico ed officinale.
La stagione migliore per una visita è la tarda primavera. A giugno la collina diventa spettacolo di mille colori, una natura aspra che si addolcisce in mille sfumature,
un panorama che cambia di ora in ora grazie alla luce del sole che si riflette sui cespugli di lavanda, mossi dal vento, che sembrano onde viola/bluette di un bellissimo mare.
Il periodo di fioritura della lavanda va da giugno ad agosto.
Ma il picco varia, più o meno sensibilmente, di anno in anno, a seconda delle condizioni meteo. Le colline di Sale San Giovanni, che qualcuno ama già definire “Piccola Provenza” non offrono solo lavanda. Vi fioriscono distese di issopo, camomilla, achillea, salvia, coriandolo, finocchio che creano un caleidoscopio di bellissimi colori (rosa, viola, carta da zucchero, verde salvia, écru).
E poi ci sono campi di grani antichi e mille altre curiosità. Un mondo da scoprire, per poi, con un grande balzo, avvicinarsi ai luoghi storicamente noti come terre di
lavanda. Tappa d’obbligo il Colle di Nava, in provincia di Imperia.
È un valico che unisce il Ponente ligure al Piemonte. Nava è frazione del Comune di Pornassio, dove si produce anche un vino, l’ormeasco, caro a scrittori come
Mario Soldati che lo paragonava al Dolcetto di Ovada.
Qui la coltivazione e la distillazione della lavanda vanta una tradizione antica: il paese alla sua “Lavanda Coldinava” ed agli altri prodotti tipici tra cui un miele dal profumo unico e inconfondibile, dedica una gran festa popolare la prima domenica di luglio.
Il nostro viaggio ideale tra balze, fasce coltivate a fiori, serre ci indurrebbe a lunghe divagazioni, ma lo spazio ci impone un salto conclusivo nei luoghi oltre confine dove la lavanda davvero trionfa. Prima di passare oltre, però una segnalazione si impone.
Ci sono diversi autori che possono accompagnare con i loro scritti alla scoperta non solo dei fiori, ma dell’intimità più profonda delle terre tra estremo Ponente ligure, Costa Azzurra e Provenza: sono Francesco Biamonti e Nico Orengo. Senza dimenticare Libereso Guglielmi, botanico eccezionale e grande divulgatore, famoso come il giardiniere di Italo Calvino che lo rese protagonista di un suo racconto.
Per finire un salto oltralpe, magari lungo i sentieri impervi praticati da passeur e contrabbandieri magnificamente raccontati da Biamonti (da Vento largo a Attesa sul
mare, all’Angelo di Avrigue). Lavanda e Provenza, un mondo racchiuso in due parole.
Uno, cento, mille viaggi che sarebbe banale ridurre alla citazione di qualche Libenome di luogo. L’unica è fissare un punto di partenza, alla scoperta. Non può che essere Grasse, la città delle essenze, dove tutto parla di profumi. E naturalmente di lavanda, cittadina appartata sulle prime alture, tra paesini che evocano ad ogni curva grandi artisti: Picasso, Leger, Chagall.
Noi ci fermiamo qui, segnalando però ancora due autori che meglio rappresentano l’essenza della Provenza, tra ottocento e Novecento: il grande Frederic Mistal e
Jean Giono.